giovedì 20 settembre 2012

Di andare sotto Padova non è né previsto né opportuno

Dopo un inizio sotto tono,il dibattito sulla città metropolitana, il nuovo soggetto che andrà a sostituire la provincia, è esploso nelle ultime settimane sia nel contesto della provincia di Venezia che in quel di Chioggia. E anche se i primi a tirare fuori l’argomento sono stati quelli del PD ancora  con un convegno in maggio di quest’anno, chi ha lanciato un vero e proprio macigno nello stagno è stato l’ex presidente del consiglio Pino Penzo  primo firmatario di un’iniziativa popolare (possibilità prevista dallo statuto comunale) di portare Chioggia nella provincia di Padova, iniziativa che ha catalizzato in breve tempo una eterogenea aggregazione di semplici cittadini, di imprenditori e di esponenti politici di diverse provenienze: dal capogruppo del Pdl Renzo Donin, al grillino Gilberto Boscolo, all’attuale presidente dell’ortomercato (ex udc, ex forza italia, ex lista civica avanti chioggia e ora nuovamente udc.) Giuseppe Boscolo Palo, tanto per citarne alcuni, e comunque tante persone che in breve tempo hanno raccolto oltre mille firme di cittadini che chiedono di abbandonare una Venezia matrigna per abbracciare una presunta Padova madre.

In questo contesto che si sono svolti i lavori della 3° commissione consiliare ( svoltasi il lo scorso 7 settembre), convocata con lo scopo di approfondire cosa significhi città metropolitana “ un argomento diventato esplosivo in tutta la provincia” ha esordito il presidente della commissione statuto Carlo Alberto Tesserin, ricordando che l’ambito in cui il governo ha già deciso è quello del taglio della spesa (spending review)..” il governo aveva pensato di eliminare le provincie poi,  in base alla costituzione, ha ritenuto che non erano sopprimibili ed ha deciso di smagrirle,di renderle meno costose e di ridimensionarne le  competenze in base ai parametri relativi al territorio e agli abitanti. Le provincie in futuro svolgeranno una funzione molto più contenuta di quella di prima e saranno un numero indicativamente valutabile su metà di quelle attuali ”. Anche se il decano del consiglio regionale non ha nascosto le tante perplessità su una legge fatta male, ha ribadito come sia un bene il breve periodo di tempo concesso per decidere se entrare o meno nella città metropolitano, altrimenti, è il suo parere “ non si sarebbe mai preso una decisione”.

Un dato su cui insiste il consigliere regionale Lucio Tiozzo, sui cui appare favorevole lo stesso Tesserin,  è che “ la città metropolitana così com’è individuata territorialmente può partire adesso perché la legge è fatta in questo modo ma in futuro si potrà pensare ad un’area più vasta che preveda Padova, Treviso e potenzialmente anche la realtà Polesana, in modo che si costituisca un nucleo di portata nazionale ed europea.” E ancora “ Che senso ha pensare adesso all’aggregazione con Padova quando di fatto oggi le provincie vengono fortemente ridimensionate e private del potere programmatorio e di sviluppo territoriale, competenze che vengono delegate alla regione alle città metropolitane?

Meglio concentrarsi (è un parere ampiamente condiviso anche tra schieramenti diversi, ndr), per dare poteri aggiuntivi alla città metropolitana e per permettere a Chioggia di essere protagonista nella costruzione dello statuto. Questa è la sfida che dobbiamo mettere in campo senza fare polemiche di basso livello che danno della città un’immagine sempre sbagliata” conclude l’esponente regionale del PD. Nel caso ci fossero stati dei dubbi su cosa ha intenzione di decidere la maggioranza, l’intervento del sindacoGiuseppe Casson li ha definitivamente fugati, ribadendo sostanzialmente che l’istituzione della città metropolitana nasce in un contesto di diminuzione delle risorse; citando testualmente gli articoli 17 e 18 della legge “razionalizzazione e riduzione della spesa delle entità territoriali”, fondamentali e decisivi per comprendere il dibattito e non per decidere con chi stare (Venezia o Padova) si capisce come la logica del provvedimento è diversa e parte dalla volontà monca di eliminare le provincie in funzione appunto del risparmio di spesa, questo è l’obiettivo della legge, che sia interpretato come il consentire ai singoli territori di dire con chi si vuole stare è….sbagliato”.  Il successo del movimento e quindi cancellando qualsiasi possibilità al movimento rappresentato da Pino Penzo, e da molti altri, che invece chiedono “ Risposte non scontate” al prossimo consiglio comunale programmato per il 17 settembre,  coglie dai cittadini un’evidente emotività sollecitata dal rapporto di amore/odio insito da sempre con Venezia, e probabilmente qualcuno dei soggetti politici si è insinuato con finalità di facile consenso più che per una scelta ragionata e avulsa da finalità meno nobili. Ciò non toglie che molte delle riflessioni sollevate dai pro-patavini siano le stesse di molti autorevoli esponenti, anche di schieramenti diversi,  che riferendosi alla normativa sulla città metropolitana la definiscono una legge fatta malissimo che concede al sindaco di Venezia un diritto di veto al limite della democrazia.

E quindi? Aspettiamo il prossimo consiglio comunale. (Andrea Comparato)

PUBBLICATO sulla NUOVA SCINTILLA il 13 settembre 2012


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